Storie di Calcio
Non ho titoli di studio, tutto ciò che so l’ho appreso dall’esperienza.
Dopo la perdita di mio padre all’età di dodici anni, la mia vita è stata definita dall’Ajax.
Anzitutto dal mio secondo padre, che era l’addetto alla manutenzione dei campi, e poi dai miei allenatori.
Grazie all’Ajax, non solo ho imparato a giocare meglio a calcio, ma anche a stare al mondo.
Ogni volta che ho pensato di potermela cavare da solo, le cose sono andate peggio.
Ma non è questo il punto, fa parte della vita.
Ciò che importa è se impari qualcosa oppure no.
La mia famiglia è stata fondamentale.
Non soltanto i miei genitori, ma anche tutte le persone che mi hanno preso per mano all’Ajax in una fase della mia esistenza molto delicata.
Per me l’Ajax è una famiglia e ha definito ciò che sono, uno che quando si tratta di calcio ha un grande difetto: non riesce a pensare se non ai massimi livelli.
Come giocatore o come allenatore non sono in grado di fare qualcosa a un livello basso.
Riesco a guardare in un’unica direzione: verso l’alto, al meglio possibile.
Questo, alla fine, è il motivo per cui ho dovuto fermarmi.
Non ero più nelle condizioni fisiche necessarie per essere al top.
Allora ho appeso le scarpe al chiodo. Ma poiché avevo ancora qualcosa da dare, ho iniziato a fare l’allenatore.
Ho sempre vissuto con l’obiettivo di migliorare, me stesso e gli altri.
E ho perseguito questo impegno in ogni mia azione.
Johan Cruyff